Concepire l’arte nel dominio di paesaggi neurali
Neural Scapes
Come un dipinto può emozionare, indurre sensazioni di gioia o di ansia, instillare suoni, parole? Come una musica può trasportaci in mondi immaginari in cui suoni, profumi e colori possono associarsi sinestesicamente in meravigliosi concerti? Come il cervello ci informa che ci troviamo di fronte a qualcosa di inedito e speciale e come facciamo a crearlo? Esiste l’istinto creativo?
L’artista è un provider di dopamina, la molecola che nel nostro cervello attiva i circuiti del piacere.
Egli percepisce la realtà fisica miscelandola con le sue immagini interne secondo un piano creativo che lavora in parallelo alle attività del cervello immerso nel flusso della vita di ogni giorno. Questa possibilità di percezione simultanea crea un’interazione tra vista e udito, e ha il potere di reclutare memorie ed emozioni che le neuroscienze oggi sono in grado d’interpretare sempre più a fondo. Ma invece di spogliare l’arte del suo contenuto misterioso e poetico, l’osservazione neuroscientifica sembra arricchirla proprio in virtù di quel fascino che ispira rispondendo a domande chiave sull’ origine dell’atto creativo. L’interazione tra arte e scienza ci coinvolge aprendoci a una più ampia percezione della base poetica della mente, in una condivisione olistica capace di accogliere l’istinto creativo in quella numinosa dimensione spirituale che nasce dall’influenza reciproca tra fantasia dell’artista e fisiologia dell’osservatore e viceversa.
"La musica di Schonberg”, scrive Kandinsky, anticipando di un secolo la neuromusicologia “ci introduce in un nuovo regno, dove le esperienze musicali non sono acustiche bensì puramente psichiche: qui ha inizio la musica del futuro”. Sollecitato dall'esempio dell'amico musicista, Kandinsky –musicista egli stesso- compie il passo decisivo per il distacco della pittura dalla sua funzione imitativa delle forme naturali e con il suo saggio "Dello Spirituale nell'Arte" indica un prototipo di armonia per questo nuovo concetto di pittura astratta, che pone come valore assoluto il "suono interno" dei colori e delle forme. La ricerca dell’astrattismo per rendere visibile l’invisibile, sboccia in quell’epoca con la naturalezza di un fiore selvatico. In sintonia con le scoperte sull’atomo e sulle onde elettromagnetiche, i grandi maestri dell’astrattismo diventano pionieri di un nuovo territorio dell’arte e non solo.
Si avvia così, l’obiettivo di esplorare i principi dell’intercomunicazione sensoriale lungo una linea che unisce l’arte alle neuroscienze, attraverso un nuovo modo di concepire l’esperienza sensoriale scoprendone le valenze neurofunzionali compiute dal lavorio sommerso del nostro cervello.
Creiamo ciò che siamo. E scopriamo che ciò che siamo ci ritorna indietro in un’eterna riflessione di immagini plurisensoriali. Vediamo onde, astratte, immateriali, che imitano l’energia più che la materia, il moto ondoso dei ritmi cerebrali o la mappa dell’intricato intreccio di connessioni neurali predisposte dall’infinita genesi di sinapsi che modellano e danno significato ad ogni atto, conscio, inconscio, fisiologico o patologico che tratteggia la vita psichica. Dalla realtà al sogno, dal pensiero razionale all’intuizione fantastica, tali immagini come onde nell’oceano si rincorrono senza fine definendo paesaggi neurali che divengono emozioni, musica, arte e guarigione.
Non tanto nel sogno quanto in quello stato di delirio che precede il sonno, e specialmente quando ho sentito molta musica, trovo una combinazione fra colori, suoni e profumi. Mi pare che tutti siano prodotti, nello stesso modo misterioso, dal raggio di luce e che si debbano poi associare in un meraviglioso concerto. Il profumo dei garofani rossi-scuri agisce su me con una straordinaria forza magica: senza volerlo mi sprofondo in uno stato di sogno e sento allora come da una grande lontananza suoni di clarinetto che crescono lentamente e poi lentamente si dileguano[1].
[1] E.T.A. Hoffmann, Kreisleriana, Studi Tesi ed., 1992.
Neural Scapes
Come un dipinto può emozionare, indurre sensazioni di gioia o di ansia, instillare suoni, parole? Come una musica può trasportaci in mondi immaginari in cui suoni, profumi e colori possono associarsi sinestesicamente in meravigliosi concerti? Come il cervello ci informa che ci troviamo di fronte a qualcosa di inedito e speciale e come facciamo a crearlo? Esiste l’istinto creativo?
L’artista è un provider di dopamina, la molecola che nel nostro cervello attiva i circuiti del piacere.
Egli percepisce la realtà fisica miscelandola con le sue immagini interne secondo un piano creativo che lavora in parallelo alle attività del cervello immerso nel flusso della vita di ogni giorno. Questa possibilità di percezione simultanea crea un’interazione tra vista e udito, e ha il potere di reclutare memorie ed emozioni che le neuroscienze oggi sono in grado d’interpretare sempre più a fondo. Ma invece di spogliare l’arte del suo contenuto misterioso e poetico, l’osservazione neuroscientifica sembra arricchirla proprio in virtù di quel fascino che ispira rispondendo a domande chiave sull’ origine dell’atto creativo. L’interazione tra arte e scienza ci coinvolge aprendoci a una più ampia percezione della base poetica della mente, in una condivisione olistica capace di accogliere l’istinto creativo in quella numinosa dimensione spirituale che nasce dall’influenza reciproca tra fantasia dell’artista e fisiologia dell’osservatore e viceversa.
"La musica di Schonberg”, scrive Kandinsky, anticipando di un secolo la neuromusicologia “ci introduce in un nuovo regno, dove le esperienze musicali non sono acustiche bensì puramente psichiche: qui ha inizio la musica del futuro”. Sollecitato dall'esempio dell'amico musicista, Kandinsky –musicista egli stesso- compie il passo decisivo per il distacco della pittura dalla sua funzione imitativa delle forme naturali e con il suo saggio "Dello Spirituale nell'Arte" indica un prototipo di armonia per questo nuovo concetto di pittura astratta, che pone come valore assoluto il "suono interno" dei colori e delle forme. La ricerca dell’astrattismo per rendere visibile l’invisibile, sboccia in quell’epoca con la naturalezza di un fiore selvatico. In sintonia con le scoperte sull’atomo e sulle onde elettromagnetiche, i grandi maestri dell’astrattismo diventano pionieri di un nuovo territorio dell’arte e non solo.
Si avvia così, l’obiettivo di esplorare i principi dell’intercomunicazione sensoriale lungo una linea che unisce l’arte alle neuroscienze, attraverso un nuovo modo di concepire l’esperienza sensoriale scoprendone le valenze neurofunzionali compiute dal lavorio sommerso del nostro cervello.
Creiamo ciò che siamo. E scopriamo che ciò che siamo ci ritorna indietro in un’eterna riflessione di immagini plurisensoriali. Vediamo onde, astratte, immateriali, che imitano l’energia più che la materia, il moto ondoso dei ritmi cerebrali o la mappa dell’intricato intreccio di connessioni neurali predisposte dall’infinita genesi di sinapsi che modellano e danno significato ad ogni atto, conscio, inconscio, fisiologico o patologico che tratteggia la vita psichica. Dalla realtà al sogno, dal pensiero razionale all’intuizione fantastica, tali immagini come onde nell’oceano si rincorrono senza fine definendo paesaggi neurali che divengono emozioni, musica, arte e guarigione.
Non tanto nel sogno quanto in quello stato di delirio che precede il sonno, e specialmente quando ho sentito molta musica, trovo una combinazione fra colori, suoni e profumi. Mi pare che tutti siano prodotti, nello stesso modo misterioso, dal raggio di luce e che si debbano poi associare in un meraviglioso concerto. Il profumo dei garofani rossi-scuri agisce su me con una straordinaria forza magica: senza volerlo mi sprofondo in uno stato di sogno e sento allora come da una grande lontananza suoni di clarinetto che crescono lentamente e poi lentamente si dileguano[1].
[1] E.T.A. Hoffmann, Kreisleriana, Studi Tesi ed., 1992.